Il Padre, Monsignor Giulio Facibeni
Testo tratto da “Uomini di Vangelo. Preti di Toscana del Novecento” a cura di Riccardo Bigi, Edifir, Firenze 2003.
Quando ho ricevuto l’invito a scrivere una biografia di don Giulio Facibeni, confesso di aver trovato non poche difficoltà ad accettarlo. Il perché mi è facile spiegarlo: sono uno delle migliaia di quei suoi “figliuoli”, così amava chiamarci, restituito alla pienezza della vita dal suo smisurato cuore di padre. Una paternità, la sua, da me mutuata per carenze di riferimenti familiari, che mi ha rigenerato, prima come ragazzo e adolescente per costruirmi poi come uomo, accomunato da una cultura di valori comune ad oltre cinquemila orfani passati dalle sue case.
Per me dunque sarebbe più facile scrivere di don Facibeni “Padre”, altra cosa è tratteggiare seppur per sintesi, il don Facibeni prete e pievano di Rifredi.
Cercherò di assemblare questi due ruoli difficilmente scindibili perché Don Facibeni fu l’uno e l’altro allo stesso tempo, spaccato a metà fra l’essere pastore e guida della parrocchia di Rifredi e fondatore e padre dell’opera Madonnina del Grappa. il compianto vescovo Fiorino Tagliaferri, che gli fu amico per tutta la vita, scrisse di don Facibeni: “Fu un uomo prete che, donandosi senza risparmio, andò aldilà di se stesso…” aggiungendo, subito dopo che “… Forse solo i suoi figli spirituali ed i suoi discepoli, cresciuti alla comunione di vita con lui, sono in grado di conoscerlo e di farlo conoscere”.
Eccolo allora l’uomo prete che cercherò di tratteggiare non tanto attingendo alla mia esperienza di suo “figliuolo”, ma semmai cercando di riproporlo, secondo quanto indicato dal vescovo Tagliaferri, attraverso quello che hanno già scritto di lui, i suoi discepoli ed i suoi figli spirituali.
La figura che ne emerge è quella di un uomo e un prete di elevata statura spirituale, morale ed esistenziale, un un “uomo che valeva sei più della sua opera”: questa volta all’affermazione viene da un altro vescovo che gli fu amico e allo stesso tempo consiglieri guida, Monsignor Enrico Bartoletti.
Il cuore umano ha abissi così profondi; racchiude energie a volte inaspettate. Anche il cuore più devastato ha sempre una fibra che saputa trovare e toccata con grande carità, può sempre donare una nota di bontà.
Don Giulio Facibeni, 15 settembre 1943
